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1. Quella cosa in Lombardia

Sia ben chiaro che non penso alla casetta
due locali più servizi
molte rate, pochi vizi
che verrà, quando verrà
Penso invece a questo nostro pomeriggio di domenica
di famiglie cadenti come foglie
di figlie senza voglie
di voglie senza sbagli
di Millecento ferme sulla via
con i vetri appannati di bugie
e di fiati lungo i fossati della periferia

Caro, dove si andrà
diciamo così, a fare all’amore?
non ho detto “a passeggiare”
e nemmeno a scambiarsi qualche bacio
Cara, dove si andrà
diciamo così, a fare all’amore?
dico proprio quella cosa che tu sai
e che a te piace credo quanto a me

Vanno a coppie i nostri simili quest’oggi
per le scale nell’odore di penosi alberghi a ore
ma chissà, l’amore c’è
Vedi amore è anche la fretta tutte fibbie, lacci e brividi
nella nebbia gelata sull’erbetta
un occhio alla Lambretta
l’orecchio a quei rintocchi
che suonano da un borgo la novena
e una radio lontana
che alle nostre due vite dà i risultati delle ultime partite

Caro, dove si andrà
diciamo così, a fare all’amore?
lo sai bene che io non sogno
questo mondo di noi due non ha bisogno
Cara, dove si andrà
diciamo così, a fare all’amore?
se volere bene è sempre più difficile
amore mio non dar la colpa a me

2. La guerra è finita

Si porta in tavola una torta di mele
con su piantate venti candele
e lo spumante dell’anno scorso,
tenuto in frigo, rimasto lì.
Si porta in tavola la commozione
tutti i ricordi di giovinezza, la ruota gira, gira il timone
fa capolino un po’ di tristezza.
Fa capolino un poco di rabbia,
fa capolino una vita schifosa,
fa capolino il giorno in cui mamma
diede il suo frutto di giovane sposa.

Eccolo lì il mio ragazzo,
eccolo lì giovane e forte,
non avrà mai paura della morte,
non farà mai la mia sporca vita.
E la guerra non c’è più ormai,
la guerra è finita.

Suona alla porta, un poco di gioia,
con i bambini di tua sorella,
vengono a fare la festa più bella,
perché oramai qualcuno si annoia.
Qualche regalo tremila lire,
per ringraziare non sai cosa dire,
tua madre vede per un momento,
che non è vero che sei contento.
Qualcuno dice “oggi tutto è diverso”
e qualcun altro gli rifà il verso.
Si prende in giro una testa ormai bianca
per consolare una lacrima stanca.

Eccolo lì il tuo ragazzo,
eccolo lì giovane e forte.
Non avrà mai paura della morte,
non farà mai la tua sporca vita.
E la guerra non c’è più ormai,
la guerra è finita.

Passa la mezza così a chiacchierare,
ormai qualcuno se ne vuole andare,
qualcuno dice che non importa
anche se non si mangia la torta.
E li saluti lì sul portone
e tutti che dicono tante sciocchezze,
che ti sei fatto un bel giovanottone,
e datti da fare con le ragazze.
Tuo padre insiste, anche se ha sonno,
perché tu spenga le venti candele,
tagli una fetta di torta di mele,
“perbacco”, dice, “è il tuo compleanno!”.

Eccolo lì il nostro ragazzo,
eccolo lì giovane e forte,
non avrà mai paura della morte
non farà mai la nostra sporca vita.
E la guerra non c’è più ormai,
la guerra è finita.

3. Canzone di viaggio

Io traverso a primavera
lunghi campi d’erba nuova
e ritrovo verde schiera
d’alti pioppi e le stazioni
mentre incontro visi noti
ferrovieri, professori,
e commessi viaggiatori
con degli occhi insonnoliti.

E nell’alba in vecchio treno
mi sparisce la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni alba in vecchio treno.
Nella sera un vecchio treno
mi riporta la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni sera un vecchio treno.

Io traverso nell’estate
greti bianchi ed acque scarse
siamo tutti scamiciati
ed il verde è impallidito.
C’è chi spera nella pace
c’è chi vuole ancora guerra
c’è chi solo guarda e tace
mentre corre cielo e terra.

E nell’alba in vecchio treno
mi sparisce la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni alba in vecchio treno.
Nella sera un vecchio treno
mi riporta la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni sera un vecchio treno.

Io traverso nell’autunno
la pianura già appassita
con la meliga finita ai balconi delle case
mentre gridano i giornali
di chi muore in ogni ora
per le strade, tra i fucili
di violenza che divora.

E nell’alba in vecchio treno
mi sparisce la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni alba in vecchio treno.
Nella sera un vecchio treno
mi riporta la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni sera un vecchio treno.

Poi l’inverno al finestrino
con il sonno della neve
e la spalla del vicino
che la sera ha addormentato
guardo questa nostra vita
dove passa in altalena
ora un giorno buono
appena ora di malinconia.

E nell’alba in vecchio treno
mi sparisce la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni alba in vecchio treno.
Nella sera un vecchio treno
mi riporta la tua mano
ed un figlio, un quinto piano
ogni sera un vecchio treno.

4. Un paese vuol dire

Un paese vuol dire non essere soli,
avere gli amici, del vino, un caffè.
Io sono della città; riconosco le strade
dalle buche rimaste, dalle case sparite,
dalle cose sepolte che appartengono a me.

Al di là delle gialle colline c’è il mare,
un mare di stoppie, non cessano mai:
il mare non voglio più, ne ho visto abbastanza;
preferisco una rampa e bere in silenzio,
quel grande silenzio che è la vostra virtù.

E in silenzio girare per quelle colline,
le rocce scoperte, la sterilità
lavoro non serve più, non serve schiantarsi
e le mani tenerle dietro la schiena,
non fare più nulla pensando al futuro.

La sola freschezza è rimasta il respiro,
la grande fatica è salire quassù.
Ci venni una volta quassù e quassù son rimasto
a rifarmi le forze, a cercarmi i compagni,
a trovarmi una terra, a trovarmi un paese.

Un paese vuol dire non essere soli.

5. Valzer della credulità

Tu credi sia facile
volersi del bene
unire le pene
quel poco d’azzurro
Tu credi la gente
benevola e mite
se “bravo” ti dice
se leva un sorriso
Tu credi ai colori
dell’arcobaleno
al lungo disegno
di stella cadente

Tu credi che i corvi
non volino lenti
non calino spenti
sui corpi dei morti
Tu credi che i lupi
non urlino a notte
non vaghino a frotte
attorno alle case
Tu credi che il mare
i fiumi raccolga
purifichi e sciolg
asia come una madre

Tu credi che i deboli
avranno un domani
di volti più umani
si illumini il mondo
Tu credi a quei giorni
che avranno del sole
tu credi a parole
non fruste, non stanche
E credi sia facile
volersi del bene
unire le pene
quel poco d’azzurro

6. Qualcosa da aspettare

Ogni sera, fra i rumori
di serrande che si abbassano
e gli scoppi dei motori
delle macchine che passano
alla luce dei lampioni
che si sono accesi appena
puoi assistere agli amori
che si fan prima di cena

Sporchi ancora del sudore
del lavoro appena smesso
per un bacio, un po’ d’amore
ci si vuol bene lo stesso
Basta già quell’ora sola
per tenersi per le mani
e per darsi la parola
di vedersi all’indomani

Quella parola è poi la sola cosa
che importa ed ha uno scopo
Ci fa sembrare un po’ meno noiosa
la vita il giorno dopo
Anche domani non ci potrà mancare
qualcosa da aspettare!

Le domeniche che piove
guardi i vetri che si bagnano
e la goccia che si muove
e le gocce che ristagnano
Quando il buio è poi venuto
nell’oscuro della stanza
tu ti accorgi che hai perduto
tutto un giorno di vacanza

Ne hanno fatto miglior uso
dentro i cine ed a ballare
tante coppie che, anche al chiuso
non rinunciano ad amare
Che poi, prima di lasciarsi
si daranno brevemente
la promessa di trovarsi
la domenica seguente

Questa promessa è poi la sola cosa
che importa ed ha uno scopo
Ci fa sembrare un po’ meno noiosa
la settimana dopo
Per sette giorni non ci potrà mancare
qualcosa da aspettare!

Se tu vuoi che nel momento
che vi avete da lasciare
non si senta lo spavento
di non saper più cosa fare
Se la tua vita normale
in assenza del tuo amore
vuoi che resti tale e quale
e persino un po’ migliore

Se pretendi che il lavoro
l’amicizia, l’altrui stima
abbian sempre un senso loro
chiaro ancora più di prima
Basta solo ricordarsi
perché avvenga tutto questo
la promessa di trovarsi
e vedersi ancora presto

Questa promessa è poi la sola cosa
che abbia un valore vero
Ti fa sembrare un po’ color di rosa
il mondo anche più nero
Basta che non ci debba mai mancare
qualcosa da aspettare!

7. Non capisco la domenica

Io sulle vetrine sono un altro sconosciuto
Cerco fra la gente qualche cosa che ho perduto
Sento i passi lenti di famiglie e di sbadigli
E le radio accese nelle case sopra me

La domenica
Io non capisco la domenica
Non penso a niente

Sono solo nella strada, la domenica è finita
Solo fra la gente che si crede divertita
Vedo i lampi gialli dei semafori occhieggianti
Come i miei pensieri silenziosi intorno a me

La domenica
Ma non sorrido la domenica
Dentro di me non c’è domenica
Io non capisco la domenica

8. Le nostre domande

Quanto è lunga la vita e come è strana.
Quanto è lontana la città a quest’ ora!
E ieri – non ti conoscevo ancora.
E domani – chissà se ti vedrò.

Cerco la mia collana e non la trovo
e il pettine non è dove credevo.
Si è fatto tardi – e devo salutarti.
E non so più se mi vuoi bene o no.

Forse una donna vuol sapere troppo,
ma anche tu vuoi sapere e non lo chiedi.
Che cosa pensi quando non mi vedi?
Che cosa vedi quando pensi a me?

Cerchi le sigarette e non le trovi,
cerchi d’ essere allegro e non ci arrivi.
Si è fatto tardi – e devi salutarmi.
E non sai più chi ero e chi sarò.

Quanti anni son passati su noi due.
Quanto è breve la vita e come è strana.
Quel che era vicino s’ allontana,
quel che era lontano è accanto a te.

Cerchi la giovinezza e non la trovi.
Ma ora sai che cosa le chiedevi.
Si è fatto tardi – e siamo ancora insieme
a domandarci quel che non si sa.

9. L’amore è tutto qui

Se sono solo come mai
Non ho una lira e tu lo sai
Perdonami!
Sono uno strano uomo che
può frequentare solo te
Abbracciami!

Non sono morto e tu lo sai
Se ti procuro tanti guai
Perdonami!
Il dolce non lo mangi mai
ma qualche volta ti rifai
Abbracciami!

Tutte le cose che non hai
Accanto a me le troverai
Nel mondo dell’illusione

Tu vai sicura, vai così
Perché io sono sempre qui
Qui!

10. Io ricordo

Varcammo la brughiera nella pioggia dell’aprile
Ci riscaldammo lì, al camino di quel casolare
Ci diedero qualcosa che ridendo divorai
E io ricordo il fuoco
E io ricordo il fuoco
E io ricordo il fuoco
Ma solo il fumo tu

Di maggio a perdifiato tra i mughetti sopra i prati
Nel vento ci arrivava l’infinito di un’estate
Vagando fino al fiume che scorreva insieme a noi
E io ricordo i salici
Io ricordo i salici
Io ricordo i salici
I moscerini tu

A zonzo per mercati con 40 gradi all’ombra
I frutti e la verdura una delizia tentatrice
Gli amanti non lo sanno ma il ricordo arriverà
Ricordo i mandarini
Ricordo i mandarini
Ricordo i mandarini
Il polverone tu

E’ quasi inverno, cadono le foglie sopra noi
Estate e primavera son passate tra le risa ma
Ci scalderemo coi ricordi di quel tempo in cui
Felici ci amavamo
Due stretti cuore a cuore
Pensavo che eravamo noi ma siamo io e te